| 023 ..:: 20.02.2017 :: 18:30     
					   
					      
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					SOVERATO :: Quella in cui viviamo è una società complessa, 
					multiculturale e globalizzata, dove i mutamenti sociali 
					hanno posto in discussione i precedenti assetti, le finalità 
					e gli scopi perseguiti dalle istituzioni scolastiche nel 
					recente passato. Tale dinamismo culturale acquista un ruolo 
					sempre più strategico in riferimento anche al fenomeno dei 
					flussi migratori di dimensione planetaria che, in ogni 
					latitudine del pianeta, rendono la demografia sempre più 
					eterogenea. In questo “villaggio globale” (Mc Luhan), la 
					convivenza e l’integrazione fra popoli e culture basate sul 
					riconoscimento dei diritti umani sono nuovi campi di ricerca 
					e di studio, ma anche nuovi valori, nuovi paradigmi : sono 
					lontani da una logica di assimilazione, e sono volti a 
					valorizzare la dignità e la ricchezza di ogni cultura. Al 
					problema delle diversità linguistico-culturali, sono 
					connesse molte delle domande cruciali, delle sfide e dei 
					paradossi che l’Europa è chiamata ad affrontare nel suo 
					cammino verso la progressiva integrazione (linguistica, 
					culturale, valoriale, istituzionale, politica) interna: è un 
					percorso necessario, “condicio sine qua non” di una 
					democratizzazione più adeguata ai nuovi complessi panorami 
					planetari. Bauman ha individuato nella nostra società le 
					connotazioni di una “industria dello smaltimento dei rifiuti 
					umani “ che scarica ed espelle gli scarti che residuano dai 
					processi di trasformazione planetaria, inutili, da 
					eliminare. L’ineguaglianza sociale, economica e politica e 
					la mancanza di equità si sono rivelate fattori 
					destabilizzante e radici di conflitto, come osservava nel 
					2000 Kofi Annan, segretario delle Nazioni Unite. Solo 
					attivando un processo formativo di smantellamento dei 
					pregiudizi e di organizzazione flessibile dell’accoglienza 
					si può ostacolare l’insorgere di pericolose idee di 
					intolleranza. I saperi di Morin “Insegnare l’identità terrestre” e 
					“insegnare la comprensione” risultano ancora oggi molto 
					utili, al fine dell’acquisizione della piena consapevolezza 
					della società multiculturale e multietnica. Secondo 
					Vernadski l’uomo ha compreso per la prima volta di essere un 
					abitante del pianeta e, pertanto, agisce e pensa in maniera 
					planetaria. Già Bloom individuava nel “comprendere” uno dei 
					macro obiettivi. In questo contesto generale l’educazione 
					deve sensibilizzare al valore dell’etica della tolleranza e 
					della comprensione planetaria, facendo sviluppare ad ogni 
					suo utente la propria coscienza antropologica .
 Dal 1° maggio 1999, data di entrata in vigore del Trattato 
					di Amsterdam, la politica in materia di immigrazione è 
					diventata un ambito in cui l'Unione europea ha una piena 
					responsabilità. La mobilità e lo scambio fanno parte 
					integrante del «programma di lavoro dettagliato sul 
					monitoraggio degli obiettivi dei sistemi di istruzione e 
					formazione in Europa», approvato dai capi di Stato o dai 
					governi. (Consiglio Europeo di Barcellona 2002). Nei 
					documenti ufficiali dell’ONU e dell’Unesco ci sono 
					dichiarazioni ufficiali che invitano gli Stati a realizzare 
					un modello di educazione che tenga conto del valore della 
					multuculturalità e della plurietnia. Pare opportuno, dunque, 
					affermare che a fronte di questa società multiculturale e 
					plurietnica può essere prefigurata una “pedagogia 
					interculturale” che, rigettando ogni forma di staticità e 
					gerarchizzazione fra le culture, nonché di chiusura e 
					cristallizzazione, promuova invece il dialogo.
 La sfida della scuola dell’autonomia diventa, così, proprio 
					quella di coniugare l’analisi e la sintesi, quindi coniugare 
					le esigenze globali e sovranazionali con quelle 
					specificamente localistiche.
 La problematica dell’integrazione interculturale è stata 
					oggetto di attenzione e preoccupazione da parte dei diversi 
					legislatori sin dal 1991 con la legge n.176 (Ratifica ed 
					esecuzione della convenzione sui diritti del fanciullo, 
					fatta a New York il 20 novembre 1989), nel 1990 con la C.M. 
					n. 205 del 26 luglio 1990: “La scuola dell'obbligo e gli 
					alunni stranieri. L'educazione interculturale” e ancora con 
					la C.M. n. 73 del 2 marzo 1994: “Dialogo interculturale e 
					convivenza democratica: l'impegno progettuale della scuola”.
 Il Decreto Legislativo del 25 luglio 1998, n. 286 “Testo 
					unico delle disposizioni concernenti la disciplina 
					dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero”, 
					riunisce e coordina le varie disposizioni attualmente in 
					vigore in materia, e la Legge n. 40/98 focalizza gli aspetti 
					organizzativi della scuola circa l’insegnamento 
					dell’italiano come seconda lingua, il mantenimento della 
					lingua e cultura di origine, la formazione dei docenti e 
					l’integrazione sociale.
 La legge di riforma dell’ordinamento scolastico, n. 53/2003, 
					contiene elementi idonei allo sviluppo delle potenzialità di 
					tutti gli allievi attraverso la personalizzazione dei piani 
					di studio per la costruzione di percorsi educativi e 
					didattici appropriati a ciascuno studente.
 Nelle “Indicazioni Nazionali per la scuola primaria”(2004) 
					si evince che i bambini del primo ciclo sono già pronti a 
					riconoscere a sé la dignità di persona e a riconoscerla agli 
					altri. La disponibilità affettiva, psicologica, 
					intellettuale e relazionale del ragazzo è una risorsa 
					educativa per gli insegnanti, a vantaggio dell’ educazione 
					interculturale. Appare chiaro, d’altronde, con la Circolare 
					Ministeriale n. 24 del 1° marzo 2006 e le “Linee Guida” 
					(Nota n. 829 del 16 febbraio 2006), che la presenza di 
					studenti con radici culturali diverse sia un fenomeno ormai 
					strutturale, non più episodico, e che debba trasformarsi in 
					opportunità per tutti. L'effettività del diritto allo studio 
					è garantita dallo Stato, dalle Regioni e dagli enti locali. 
					Infine, il Documento Ministeriale 2007: "La via italiana per 
					la scuola interculturale e l'integrazione degli alunni 
					stranieri" sottolinea la complementarietà di linee di azione 
					che comprendano l’integrazione degli allievi stranieri e la 
					prospettiva di cambio interculturale.
 Nelle Indicazioni per il Curricolo (2007) si evince che 
					alcune discipline, come la geografia e la musica 
					costituiscono strumenti potenti per favorire e sviluppare 
					processi di educazione interculturale. Le istituzioni 
					scolastiche si avvaleranno di occasioni formative 
					differenziate supplementari, laboratori linguistici, 
					presenza di mediatori culturali, attuazione di specifiche 
					modalità di valutazione, approfondimenti sulla cultura degli 
					alunni, dossier per la comunicazione scuola . Rimane 
					fondamentale il criterio generale di inserire l’alunno 
					secondo l’età anagrafica (art. 45 del D.P.R. 394/99). 
					L’immersione (full immersion), in un contesto di seconda 
					lingua parlata da adulti e compagni, facilita 
					l’apprendimento del linguaggio funzionale.
 Di recente le scuole italiane hanno colto le opportunità 
					offerte da strumenti destinati a trasformare il tradizionale 
					modo di fare scuola come le lavagne interattive multimediali 
					.
 La LIM offre un contributo straordinario alla costruzione di 
					un ambiente di apprendimento interculturale e di una 
					comunità di pratica adeguata alla società della conoscenza: 
					sviluppa una didattica centrata sullo studente e sui suoi 
					bisogni; favorisce la metaconoscenza negli studenti sempre 
					più protagonisti e costruttori del loro sapere; sperimenta 
					nuovi modi di rappresentare la conoscenza e nuovi linguaggi 
					(libri, contenuti digitali, ecc…)
 Degni di menzione risultano, a tal proposito, i documenti 
					europei, che individuano le abilità trasversali o 
					“macrocompetenze“ indispensabili all’uomo che deve 
					affrontare le sfide della società conoscitiva e complessa 
					del 21° secolo.
 Le “Raccomandazioni del Parlamento europeo e del Consiglio 
					del 2006” elaborano otto “competenze chiave” per 
					l’apprendimento permanente (life long learning) necessarie 
					allo sviluppo personale, alla cittadinanza attiva e 
					all’inclusione sociale tra cui la comunicazione nella 
					madrelingua; la comunicazione nelle lingue straniere; 
					competenze interpersonali, interculturali e sociali e 
					competenza civica; La normativa italiana ha proseguito sulla 
					stessa linea:l’anno successivo alle Raccomandazioni europee, 
					nel Regolamento dell’obbligo Fioroni stabilisce le otto 
					competenze chiave della cittadinanza attiva: imparare ad 
					imparare, progettare, comunicare, collaborare e partecipare, 
					agire in modo autonomo e responsabile, risolvere problemi, 
					individuare collegamenti e relazioni, acquisire ed 
					interpretare l’informazione.
 Nella stessa ottica si colloca l’indagine ISFOL che 
					individua le competenze trasversali nelle abilità di 
					diagnosi, di comunicazione, di decisione, di problem 
					solving. Il Consiglio dell’Unione Europea, nelle conclusioni 
					del 12 maggio 2009 (ET 2020), muove dalla consapevolezza che 
					per affrontare le sfide attuali e future è fondamentale una 
					cooperazione europea basata sul metodo di coordinamento 
					aperto (MCA).
 L’Europa prosegue nella ricerca di senso e significati 
					dell’educazione: nelle Conclusioni del Consiglio (11 maggio 
					2010) sulla dimensione sociale dell'istruzione e della 
					formazione si promuovono il ruolo dell'istruzione e della 
					formazione quali strumenti chiave per il conseguimento 
					dell'inclusione sociale: l’intento è di contrastare 
					eventuali tendenze alla marginalizzazione culturale; puntare 
					sull'acquisizione delle competenze di base fondamentali, in 
					particolare nel caso di alunni provenienti da un contesto 
					migratorio.
 Il Sistema d’Istruzione italiano sta ancora al passo con 
					l’Europa con una normativa mirata e coerente.
 Ma perché questa prospettiva possa affermarsi in modo 
					capillare e diffusa è necessario un mirato piano di 
					formazione rivolta soprattutto a docenti e a dirigenti 
					scolastici, oltre a predisporre materiali ad uso didattico 
					concepiti con questa logica. Inserire le macrocompetenze 
					sistematicamente nei processi didattici quali strumenti di 
					reale integrazione e inclusione e promuovere in tutta la 
					scuola un ethos della formazione è la fase operativa che 
					necessita di un reale e incisivo sostegno.
 L’ azione propulsiva del DS nei confronti dei docenti e dei 
					genitori è determinante nell’attivazione di percorsi 
					interculturali e plurilinguistici adeguati ai bisogni 
					formativi. Il DS avrà particolare cura di promuovere 
					progetti coerenti con i più aggiornati esiti della ricerca 
					scientifica, pedagogica e disciplinare, organizzare piani di 
					formazione in servizio in materia di minoranze linguistiche, 
					rivolti a docenti. (CCNL 2006/09 ART. 19). Grazie al ruolo, 
					alle funzioni e alle responsabilità assegnategli dal 
					D.lgs.165/01 e dal D.lgs 150/09, e dall’autonomia funzionale 
					regolamentata dal D P R 275/99 ai sensi della L.n.59/97, 
					egli favorirà una serie di iniziative volte all’accoglienza 
					e alla realizzazione di attività interculturali efficaci. In 
					clima di federalismo amministrativo e politico 
					istituzionale, la parola chiave sarà “sussidiarietà” 
					verticale e orizzontale (Riforma costituzionale, Art. 117 e 
					Art. 118) “Condicio sine qua non” sarà il concorso plurimo, 
					differenziato e convergente dell’apporto di più contesti: 
					formali, non formali ed informali. Il DS, abilissimo 
					negoziatore, instaura e coordina rapporti fecondi con i 
					soggetti istituzionali e non, presenti sul territorio, 
					soprattutto con quelle istituzioni in grado di offrire 
					rilevanti opportunità sul versante della formazione. 
					Pertanto, l’attuazione dell’uguaglianza (art 2 e 3della 
					Costituzione ), nel rispetto delle differenze di tutti e 
					dell’identità di ciascuno,diventa un obiettivo primario del 
					DS e richiede l’impegno di tutti gli operatori della scuola 
					ma anche e soprattutto l’integrazione fra scuola e 
					territorio tramite un’ ottima progettazione formativa 
					integrata .
 Ovviamente, in primis, sarà necessario interloquire 
					all’interno dell’istituzione scolastica con gli operatori 
					quali il DSGA, i collaboratori e i docenti incaricati delle 
					funzioni strumentali. Al fine di migliorare la qualità della 
					scuola e, al contempo, renderla più competitiva e più 
					“attraente”, Il DS si propone come obiettivo quello di 
					potenziare la comprensione e produzione della lingua 
					italiana e di attuare un clima di confronto e dialogo tra le 
					diverse culture al fine di creare un ambiente propulsivo di 
					cultura, di democrazia, di valori condivisi di cittadinanza, 
					di libertà. La crescita e la valorizzazione della persona 
					umana si perseguono secondo percorsi formativi rispondenti 
					alle attitudini di ciascuno e finalizzate al pieno successo 
					formativo, offrendo pari opportunità e curando tutti i suoi 
					aspetti :cognitivi, affettivi, relazionali, etici e 
					religiosi.
 L’apporto del nuovo insegnanento “Cittadinanza e 
					Costituzione “ (legge 30.10.2008 n. 169), sarà notevole : 
					offre l’occasione per una messa a punto del fondamentale 
					rapporto che lega la scuola alla Costituzione, sia dal punto 
					di vista della sua legittimazione, sia dal punto di vista 
					del compito educativo ad essa affidato. Le scuole sono 
					chiamate in proposito a concorrere, anzitutto con la 
					riflessione, con l’approfondimento dei problemi e con la 
					sperimentazione, a questa messa a punto, in vista di un più 
					maturo assetto ordinamentale della materia.
 Il Ds è tenuto, quindi, ad adottare strategie e decisioni 
					idonee e coerenti, sia amministrativo-gestionali, quanto 
					pedagogico-didattiche e controllare, altresi’, la qualità 
					dei processi formativi in atto.
 L’attività negoziale del dirigente scolastico, prevista 
					dall’Art.33 del D.I. n. 44/01, prevede, infatti, la stipula 
					di accordi, intese, protocolli e convenzioni, adesione a 
					reti di scuole o consorzi, partecipazione della scuola ad 
					iniziative che comportino il coinvolgimento di agenzie, 
					enti, università, associazioni socio-artistico-culturali, di 
					volontariato, la parrocchia, il tribunale dei minori, l’ASP, 
					la Prefettura, il consultorio, enti pubblici e privati, 
					profit e non profit, biblioteche, quindi tutti gli 
					“stakeholders con cui l’istituzione scolastica si relaziona. 
					Promuoverà l’ accesso a risorse economiche mediante apposite 
					forme di progettazione (Piani FSE, Progetti di cui all’art. 
					9 del del CCNL/2007- aree a rischio). Si preoccuperà di 
					motivare il personale docente e non docente coinvolto 
					attraverso la condivisione della mission. Attraverso un 
					modello organizzativo si definiranno ruoli funzioni e 
					responsabilità per la realizzazione dell’accoglienza e 
					l’integrazione sin dal momento dell’iscrizione. 
					Preoccupazione prioritaria del DS dovrà essere anche la 
					formazione del personale della scuola al riguardo 
					dell’integrazione interculturale. (CCNL 2006/09 ART. 19) 
					Ultima tappa sarà il controllo della qualità dei processi 
					formativi in atto.
 Nell’ottica di una valorizzazione delle civiltà e dei valori 
					umani universali, questi approcci e strumenti didattici 
					saranno rivolti alla comunità scolastica e non 
					esclusivamente agli allievi appartenenti alle minoranze. E’ 
					la promozione di questa “cultura di rete” basata su nuove 
					forme di comunicazione tecnologica che configurano il DS 
					come web-editor, e gli consentono di comunicare con gli 
					utenti all’interno e verso l’esterno dell’istituzione 
					scolastica, favorendo una diversa modalità di approccio al 
					territorio. In ultima analisi il suo compito si sostanzierà, 
					in questo ambito, nel promuovere, socializzare e diffondere 
					il valore dell’INTERCULTURA ,connesso allo studio delle 
					condizioni ritenute migliori per favorirne lo sviluppo.
 Quella in cui viviamo è una società complessa, 
					multiculturale e globalizzata, dove i mutamenti sociali 
					hanno posto in discussione i precedenti assetti, le finalità 
					e gli scopi perseguiti dalle istituzioni scolastiche nel 
					recente passato. Tale dinamismo culturale acquista un ruolo 
					sempre più strategico in riferimento anche al fenomeno dei 
					flussi migratori di dimensione planetaria che, in ogni 
					latitudine del pianeta, rendono la demografia sempre più 
					eterogenea. In questo “villaggio globale” (Mc Luhan), la 
					convivenza e l’integrazione fra popoli e culture basate sul 
					riconoscimento dei diritti umani sono nuovi campi di ricerca 
					e di studio, ma anche nuovi valori, nuovi paradigmi : sono 
					lontani da una logica di assimilazione, e sono volti a 
					valorizzare la dignità e la ricchezza di ogni cultura. Al 
					problema delle diversità linguistico-culturali, sono 
					connesse molte delle domande cruciali, delle sfide e dei 
					paradossi che l’Europa è chiamata ad affrontare nel suo 
					cammino verso la progressiva integrazione (linguistica, 
					culturale, valoriale, istituzionale, politica) interna: è un 
					percorso necessario, “condicio sine qua non” di una 
					democratizzazione più adeguata ai nuovi complessi panorami 
					planetari. Bauman ha individuato nella nostra società le 
					connotazioni di una “industria dello smaltimento dei rifiuti 
					umani “ che scarica ed espelle gli scarti che residuano dai 
					processi di trasformazione planetaria, inutili, da 
					eliminare. L’ineguaglianza sociale, economica e politica e 
					la mancanza di equità si sono rivelate fattori 
					destabilizzante e radici di conflitto, come osservava nel 
					2000 Kofi Annan, segretario delle Nazioni Unite. Solo 
					attivando un processo formativo di smantellamento dei 
					pregiudizi e di organizzazione flessibile dell’accoglienza 
					si può ostacolare l’insorgere di pericolose idee di 
					intolleranza.
 I saperi di Morin “Insegnare l’identità terrestre” e 
					“insegnare la comprensione” risultano ancora oggi molto 
					utili, al fine dell’acquisizione della piena consapevolezza 
					della società multiculturale e multietnica. Secondo 
					Vernadski l’uomo ha compreso per la prima volta di essere un 
					abitante del pianeta e, pertanto, agisce e pensa in maniera 
					planetaria. Già Bloom individuava nel “comprendere” uno dei 
					macro obiettivi . In questo contesto generale l’educazione 
					deve sensibilizzare al valore dell’etica della tolleranza e 
					della comprensione planetaria, facendo sviluppare ad ogni 
					suo utente la propria coscienza antropologica.
 Dal 1° maggio 1999, data di entrata in vigore del Trattato 
					di Amsterdam, la politica in materia di immigrazione è 
					diventata un ambito in cui l'Unione europea ha una piena 
					responsabilità. La mobilità e lo scambio fanno parte 
					integrante del «programma di lavoro dettagliato sul 
					monitoraggio degli obiettivi dei sistemi di istruzione e 
					formazione in Europa», approvato dai capi di Stato o dai 
					governi. (Consiglio Europeo di Barcellona 2002). . Nei 
					documenti ufficiali dell’ONU e dell’Unesco ci sono 
					dichiarazioni ufficiali che invitano gli Stati a realizzare 
					un modello di educazione che tenga conto del valore della 
					multuculturalità e della plurietnia. Pare opportuno, dunque, 
					affermare che a fronte di questa società multiculturale e 
					plurietnica può essere prefigurata una “pedagogia 
					interculturale” che, rigettando ogni forma di staticità e 
					gerarchizzazione fra le culture, nonché di chiusura e 
					cristallizzazione, promuova invece il dialogo.
 La sfida della scuola dell’autonomia diventa, così, proprio 
					quella di coniugare l’analisi e la sintesi, quindi coniugare 
					le esigenze globali e sovranazionali con quelle 
					specificamente localistiche.
 La problematica dell’integrazione interculturale è stata 
					oggetto di attenzione e preoccupazione da parte dei diversi 
					legislatori sin dal 1991 con la legge n.176 ( Ratifica ed 
					esecuzione della convenzione sui diritti del fanciullo, 
					fatta a New York il 20 novembre 1989 ), nel 1990 con la C.M. 
					n. 205 del 26 luglio 1990: “La scuola dell'obbligo e gli 
					alunni stranieri . L'educazione interculturale” e ancora con 
					la C.M. n. 73 del 2 marzo 1994: “Dialogo interculturale e 
					convivenza democratica: l'impegno progettuale della scuola”.
 Il Decreto Legislativo del 25 luglio 1998, n. 286 “Testo 
					unico delle disposizioni concernenti la disciplina 
					dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero”, 
					riunisce e coordina le varie disposizioni attualmente in 
					vigore in materia, e la Legge n. 40/98 focalizza gli aspetti 
					organizzativi della scuola circa l’insegnamento 
					dell’italiano come seconda lingua, il mantenimento della 
					lingua e cultura di origine, la formazione dei docenti e 
					l’integrazione sociale.
 La legge di riforma dell’ordinamento scolastico, n. 53/2003, 
					contiene elementi idonei allo sviluppo delle potenzialità di 
					tutti gli allievi attraverso la personalizzazione dei piani 
					di studio per la costruzione di percorsi educativi e 
					didattici appropriati a ciascuno studente.
 
 
					
					Marfa
 
					  
					
					   
					
					
 
 
					
 
 
 
 
					
					 
 
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