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233 ..:: 14.10.2025

Nottingham: Il leggendario Robin Hood: l'arciere che rubava ai ricchi per donare ai poveri.

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NOTTINGHAM - Da ragazzi, molti di noi sono cresciuti nutrendosi di sogni, avventure e leggende, e tra queste poche figure hanno saputo incarnare lo spirito della ribellione romantica più di Robin Hood, l’arciere che rubava ai ricchi per donare ai poveri, il fuorilegge gentiluomo che sfidava l’ingiustizia e difendeva gli oppressi. Per chi, da giovane, attendeva con ansia ogni nuovo film o sceneggiato televisivo dedicato a questo personaggio, Robin non era solo una leggenda medievale: era una presenza viva, un simbolo di coraggio, libertà e giustizia. A Nottingham, per anni, è esistito un luogo in cui quella leggenda prendeva forma concreta: The Tales of Robin Hood, una celebre attrazione turistica che permetteva ai visitatori di immergersi nel mondo di Sherwood, tra ricostruzioni, manichini animati e narrazioni immersive. Al centro di tutto, c’era lui, il manichino di Robin, icona silenziosa di un mito senza tempo.
Oggi, però, apprendiamo con malinconia che quel Robin è stato “messo in pensione”, forse per sempre. L’attrazione ha chiuso definitivamente nel gennaio del 2009, dopo vent’anni di attività, a causa delle difficoltà nel pagamento dell’affitto al gigante proprietario dell’immobile, Tesco. Una battaglia impari, in cui il peso dell’economia ha avuto la meglio sul valore simbolico della cultura e della memoria. Ma com’è possibile che, in tutti questi anni, non sia nato un movimento politico, culturale o associativo capace di difendere e rilanciare una figura tanto radicata nell’immaginario collettivo? Robin Hood non appartiene soltanto a Nottingham: appartiene al mondo. Eppure, proprio la città che avrebbe potuto custodirne l’identità e trasformarla in un patrimonio vivo, sembra aver lasciato scivolare via l’occasione.
La chiusura di quell’attrazione non rappresenta solo la fine di un percorso turistico, ma una ferita simbolica: è la rinuncia a un pezzo di fantasia, storia e mito. Forse è davvero una vergogna culturale, perché Robin Hood non è solo un personaggio di fantasia: è l’archetipo del giusto ribelle, dell’eroe dei poveri, del difensore degli oppressi. In un’epoca in cui le città cercano identità forti per raccontarsi al mondo, Nottingham ha lasciato spegnere una delle sue torce più luminose. Il manichino “andato in pensione” diventa così metafora di qualcosa di più profondo: l’abbandono dell’immaginazione, della narrazione popolare, del legame tra mito e memoria.
Chissà quanti bambini, visitando quei corridoi un po’ polverosi, avranno sognato di tendere l’arco accanto ai fuorilegge nella foresta di Sherwood, e quanti adulti, tornando lì, avranno ritrovato un frammento della propria infanzia. Oggi resta la leggenda, nei libri, nei film, nei ricordi. Ma il pericolo è che resti confinata lì, privata di quel contatto diretto che solo i luoghi fisici sanno offrire. E allora, forse, è giunto il momento di chiedersi: può davvero una città dimenticare il suo eroe? Non sarebbe tempo di restituire a Robin Hood una casa, non per nostalgia, ma per identità? Perché Robin non è mai stato un uomo reale, ma il bisogno di ciò che rappresenta – giustizia, ribellione, speranza – è più reale che mai.

Agostino Del Buono
Redazione de La Sesta Provincia Pugliese
Supplemento di informazione online
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© RIPRODUZIONE RISERVATA

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