002 ..:: 11.01.2017 :: 18:30

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SOVERATO :: Nella nostra società complessa e conoscitiva, multiculturale
e globalizzata, i mutamenti sociali hanno posto in
discussione i precedenti assetti e le finalità perseguite
dalle istituzioni scolastiche nel recente passato. In questa
“società liquida” (Bauman), in un pianeta definito da Mc
Luhan “villaggio globale”, caratterizzato da incertezza e da
aleatorietà, il sapere diviene sempre più complesso e tale
dinamismo culturale acquista un ruolo sempre più strategico
nell’affermarsi della globalizzazione. Si registra anche
un’accelerazione dei tempi di decisione nei campi strategici
dell’economia e della politica, determinando complessità in
termini di relazioni economiche e socioculturali.
In questo scenario sociale, culturale e tecnologico di
continua trasformazione, dagli sviluppi non prevedibili,
alla scuola viene chiesto di trasmettere più valori e
principi culturali che contenuti e informazioni.
L’educazione diventa quindi necessariamente permanente e la
formazione continua, basate su competenze chiave
indispensabili a tutti i cittadini per realizzare la loro
crescita personale quale capitale culturale, la cittadinanza
attiva quale capitale sociale e la capacità di inserimento
professionale quale capitale umano. Le modalità secondo cui
le persone partecipano ai vari ambiti della vita sociale ed
economica, cogliendone opportunità e affrontandone i rischi,
e la capacità di intervenire nella società in cui vivono,
animano l’idea di cittadinanza attiva che l’Europa promuove
per sostenere l’occupabilità, elemento portante e garanzia
per migliorare la competitività e la prosperità legata alla
nuova economia. Questi obiettivi rispondono alle mete
irrinunciabili per l’ apprendimento permanente (LIFE LONG
LEARNING) e per la cittadinanza attiva indicate in tutti i
documenti europei da Lisbona 2000 fino alla Strategia 2020 e
alle Raccomandazioni del Consiglio del 2006, del 2009 e del
2010.
Gli obiettivi di Lisbona sono stati tuttavia raggiunti solo
in parte, pertanto la Commissione Europea, per riprendersi
dalla crisi economica, ha proposto la visione strategica di
Europa 2020: l’incremento di ricerca, sviluppo e posti di
lavoro è indicata come la via che conduce ad una maggiore
competitività e innovazione e ad una più efficace coesione
sociale. Nella prospettiva della valorizzazione dei processi
innovativi, il centro di ricerca internazionale North
Central Regional Educational Laboratory (USA) definisce
“compiti complessi o autentici”, quelli che hanno un’
applicazione nel mondo reale, che agevolano lo sviluppo di
capacità quali analisi, sintesi, problem solving, presa di
decisone, applicazione di conoscenze. Le “Raccomandazioni
del Parlamento europeo e del Consiglio del 2006” evidenziano
otto “competenze chiave” per l’apprendimento permanente,
necessarie allo sviluppo personale, alla cittadinanza attiva
e all’inclusione sociale da utilizzare lungo tutto l’arco
della vita in tutti i contesti di crescita culturale,
professionale e umana: la comunicazione nella madrelingua,
nelle lingue straniere e nella matematica, in scienza e in
tecnologia, seguiti da ” imparare a imparare”, competenze
interpersonali, interculturali e sociali e competenza
civica, spirito di iniziativa e imprenditorialità, infine
consapevolezza ed espressione culturale.
L’anno successivo alle Raccomandazioni europee, nel
Regolamento dell’obbligo, D.M. 22 /08/2007, n. 139 si
individuano le competenze indispensabili e generative di un
nuovo apprendimento, che sappiano assicurare l’equivalenza
formativa di tutti i percorsi e l’esercizio effettivo dei
Diritti di Cittadinanza, attraverso otto competenze chiave,
in attuazione con gli impegni assunti a livello europeo:
oltre a imparare ad imparare, progettare, comunicare,
collaborare e partecipare, agire in modo autonomo e
responsabile, risolvere problemi, individuare collegamenti e
relazioni, acquisire ed interpretare l’informazione.
Pertanto l’Italia, in linea con l’Europa, promuove il
processo di sviluppo meta cognitivo. Nella stessa ottica si
colloca l’indagine ISFOL che individua le competenze
trasversali nelle abilità di diagnosi, di comunicazione, di
decisione, di problem solving. In Italia, in un contesto
caratterizzato da un ampio decentramento e da deleghe di
funzione da parte dello Stato agli Enti locali, l’autonomia
funzionale, attribuita alle istituzioni scolastiche dalla
legge n. 59/97, rappresenta la condizione per una
riorganizzazione dal “basso” delle relazioni sociali,
economiche, politiche, culturali nell’ambito del territorio.
L’Autonomia promuove la ricerca e la sperimentazione e lo
sviluppo. La sinergia di forze e risorse, istituzionali e
non, è orientata, sia a livello europeo che nazionale, alla
formazione del cittadino del terzo millennio: un cittadino
attivo, responsabile, competente, che abbia un’identità
forte, civile, sociale, politica ed anche collettiva: un
individuo, insomma, con un progetto di vita. Egli sarà un
uomo, per dirla con Edgar Morin “con una mente aperta,
salda, globale, con una “testa ben fatta”, in grado di
affrontare la complessità e l’evoluzione continua questa
società e di operare scelte libere e consapevoli. “Sapere,
saper fare, saper essere” costituiscono i principi assunti
dall’UNESCO quali pilastri dell’educazione. Perciò
l’istituzione scolastica deve fornire strumenti per
analizzare e selezionare le informazioni, attraverso
l’utilizzazione ottimale delle risorse, umane e finanziarie.
Ne consegue la necessità di una “politica scolastica di tipo
interistituzionale che assuma come centrale la realtà
dell’alunno e sia funzionale all’organizzazione e alla
realizzazione di un servizio integrato alla persona”,
valorizzando le relazioni tra gli individui e l’ambiente dal
livello micro- sistemico a quello macro- sistemico. Una
politica educativa efficace è il presupposto insostituibile
delle politiche di sviluppo di ogni Paese, in riferimento
alla creatività, alla conoscenza, allo sviluppo, alla
sperimentazione, alla ricerca e all’innovazione. Il
legislatore italiano ha recepito le direttive europee
emanando a più riprese diverse norme per innovare la scuola
e adeguarla alla società globalizzata della conoscenza:
dalla previsione sui livelli essenziali delle prestazioni in
materia di istruzione e la formazione professionale
(L53/2003) e le Indicazioni Nazionali per i Piani
Personalizzati nelle scuole dell’Infanzia, nella Scuola
Primaria e nella Secondaria di I° grado e il Profilo
Educativo, Culturale e Professionale dello Studente alla
fine del Primo Ciclo di Istruzione (DL 59/2004) alle
Indicazioni per il Curricolo (Decreto 31 luglio 2007) e
l’Atto di Indirizzo MIUR 8 settembre 2009 (armonizzazione
tra le Indicazioni Nazionali e le Indicazioni per il
Curricolo). Nelle Indicazioni per il curricolo (D.M. 31/07/
2007) per la scuola dell’infanzia e il primo ciclo è
evidenziata l’esigenza di una “nuova alleanza” tra mondo
della cultura e mondo della scuola per elaborare una
“riforma del pensiero” e dell’azione con lo scopo di
accogliere le sfide di una nuova era. L’autonomia
“funzionale” e “organizzativa” insieme a quella di “ricerca
e sviluppo” e “didattica”, specificate dal DPR n. 275/ 99,
sostanziano l’azione stessa dell’istituzione scolastica,
attraverso un sistema di relazioni e interconnessioni, e ne
determinano il successo.
Il raccordo, poi, con le altre realtà istituzionali e gli
Enti presenti nel territorio costituisce una fondamentale
prerogativa per l’attuazione di un’offerta formativa
calibrata rispetto alle esigenze del territorio. Il
dirigente scolastico (Manager e Leader) realizza un rapporto
ispirato ai principi di solidarietà e di sussidiarietà
(Legge n. 3 del 2001, articoli 117 e 118.
In questo panorama socio- politico-pedagogico europeo la
principale funzione di un dirigente è quella di predisporre
tutte le condizioni per un costante, sistematico e
progressivo miglioramento della qualità degli esiti
formativi degli studenti.
Il DS propulsivo sollecita attività di RICERCA e
SPERIMENTAZIONE delle strategie educative e didattiche più
avanzate e sempre adeguate ai livelli, ai ritmi ed agli
stili di apprendimento dei singoli alunni (ad es. piani
educativi personalizzati non solo per gli alunni in
situazione di handicap, materiali didattici concreti e
strutturati, tecnologie multimediali, ecc).Il DS propulsivo
stipula, altresì, collaborazioni e partnership con altre
organizzazioni, sia in campo nazionale che europeo ed
infine, valorizza e rielabora le esperienze qualitativamente
più avanzate per favorirne il confronto, lo scambio, la
messa a sistema.
L’attribuzione della responsabilità dei risultati anche
attraverso la gestione unitaria (D.lgs 165/2001 art.25 bis)
investe il DS del compito di promuovere una continua
verifica della qualità del servizio scolastico in termini di
offerta formativa efficientemente personalizzata alle
esigenze formative di ciascuno allievo. L’autovalutazione di
istituto, poi, diventa il volano dello sviluppo delle
politiche di innovazione scolastica in direzione di una
centratura sulla singola scuola come unità di cambiamento,
per attivare processi di trasformazione del sistema
scolastico orientati verso un incremento degli spazi di
autonomia offerti al singolo istituto scolastico. Essa ha la
funzione di fornire una guida all’azione di sviluppo, intesa
come catalizzatore delle potenzialità del miglioramento,
consentire il controllo sistematico dei risultati, come
occasione di verifica e di revisione interna, valorizzare
l’identità della scuola e legittimare l’autonomia della
stessa nella direzione dell’assunzione di responsabilità in
ordine alla qualità dei servizi erogati e dei risultati
ottenuti.
L’invito ad innovarsi, così come richiesto dalla Unione
europea, ma soprattutto dalle sfide sempre più difficili e
pressanti della new economy e della globalizzazione, deve
trasformare la scuola italiana in centro di ricerca e di
sperimentazione, creando un ambiente formativo che tenga
conto dei nuovi approcci conoscitivi e delle competenze
chiave di Cittadinanza, ottimizzando le loro ricadute sul
processo di cambiamento della scuola italiana. Sosteneva F.
De Bartolomeis che la vera pedagogia è quella che si
incentra sulla ricerca intesa come “metodo di apprendimento,
produzione ed intervento”, utilizzata perciò come
procedimento sistematico di risoluzioni di problemi. In
questa ottica la ricerca non rimane più monopolio esclusivo
di studiosi e scienziati, ma diviene strumento conoscitivo e
operativo per docenti e studenti, applicabile in molteplici
ambiti, quali l’apprendimento, gli stili educativi e
conoscitivi e la valutazione. Il metodo costruttivista
interazionista prevale nella scuola della scoperta, della
ricerca, del dialogo tra i saperi, della creatività, delle
“macrocompetenze” della “conoscenza “fallibile” (Popper) e
dell’apprendimento cooperativo sostenuto da Bruner, nella
scuola dell’innovazione, quindi della LIM (Lavagna
Interattiva Multimediale), che ne rappresenta un aspetto
significativo. Questa è la scuola in cui il carattere
implosivo della struttura consente il tranfert ed è
potenziato il potere rigenerativo della memoria. Promuovere
ricerca e innovazione vuol dire anche sperimentare processi
di autostima e di autoefficacia che possono generare effetti
sorprendenti sulla motivazione e costituiscono condizioni
ottime per sviluppare le nuove intelligenze (Gardner).
L’ambiente formativo è una interazione dinamica di processi
di apprendimento, clima, motivazione, relazione,
partecipazione, stili educativi, didattica laboratoriale, al
fine di attivare negli alunni processi di meta-cognizione.
Conoscere i propri processi cognitivi, essere consapevoli
dei propri funzionamenti mentali e saperli controllare:
questa è la linea conduttrice che sottende ogni attività di
ricerca e sperimentazione garanzia di successo formativo e
di capacità di apprendimento per tutta la vita. La
metodologia di ricerca-azione, la meta cognizione, il
problem-solving, rinforzati da uno stile educativo
autorevole e non autoritario, e lo sviluppo
dell’intelligenza emotiva, agevolano in primis la competenza
tanto sollecitata da tutti i documenti europei: imparare ad
imparare. Con Morin sosteniamo la necessità di acquisire un
bagaglio di saperi e di competenze in prospettiva sistemica,
per poter affrontare abilmente la complessità. I nostri
alunni, nativi digitali, dotati di “intelligenza
connettiva”, utilizzando le tecnologie interattive
sviluppano conoscenze e informazioni, ma anche capacità
cognitive superiori ed abilità sociali. Questo nuovo
contesto muta la concezione stessa di istruzione e
formazione e pone nuovi interrogativi al mondo politico e
alle istituzioni educative delle quali si richiede un
profondo ripensamento, per creare un nuovo spazio del sapere
e sviluppare nuove potenzialità umane. Solo così la
conoscenza può trasformarsi in sapienza, cioè insegnare a
vivere ed essere garanzia di successo formativo e di
capacità di apprendimento per tutta la vita. Il DS, grazie
alla capacità di avvalersi di tutte le situazioni
favorevoli, sarà in grado di delineare e proporre un’offerta
formativa che si muova lungo due direttrici convergenti,
costituite dai Piani della attività, coerenti con i bisogni
formativi emersi nel territorio e con l’esigenza di
migliorare la qualità del servizio erogato ai suoi utenti.
Ciò implica da parte del dirigente scolastico la promozione
di una cultura organizzativa caratterizzata da dinamiche
relazionali ispirate dalla comune volontà di costruire al
fine di erogare un servizio di qualità orientato al successo
formativo di tutti gli allievi. In questo sfondo di
complessità organizzativa si delineano, perciò, i connotati
del nuovo profilo professionale del dirigente scolastico, al
quale è richiesta una capacità gestionale in grado di
pilotare il cambiamento e influenzare positivamente i
comportamenti. È chiaro che un efficace sistema
organizzativo è strettamente correlato ad una comunicazione
funzionale che richiede al dirigente scolastico di rivolgere
particolare attenzione allo sviluppo dei principi che devono
ispirare l’agire educativo, l’integrazione tra la
comunicazione interna ed esterna e i relativi mezzi, canali
e linguaggi, senza sottovalutare la rilevanza della
relazionalità e della comunicazione interpersonale. È in
tale contesto che va considerata l’attività negoziale (D. I.
44/2001), che si configura come una reale capacità di
confronto e interazione con gli enti locali, le istituzioni,
le organizzazioni sociali e le associazioni operanti
nell’ambito territoriale di competenza, consentendo al
dirigente scolastico di concludere un’ampia gamma di
contratti pubblici e privati e perseguire, così, interessi e
fini istituzionali. Le strategie progettuali definite nel
POF e condivise da tutti gli operatori scolastici vengono
tradotte dal Dirigente Scolastico in termini finanziari nel
Programma annuale.
Tra i punti di forza della Nuova Secondaria Superiore vi è
sicuramente un più stretto collegamento con l'Università e
l'Alta Formazione, con il mondo del lavoro (stage, tirocini,
alternanza scuola-lavoro) e col territorio (con la presenza,
nei comitati tecnico-scientifici, di rappresentanti del
mondo delle imprese presenti nella zona); un apprendimento
sempre più legato al modo di apprendere delle nuove
generazioni e all’avanguardia attraverso esperienze concrete
con un utilizzo potenziato dei Laboratori, che faccia della
scuola un centro d’innovazione permanente.
Sono state coinvolte le parti sociali, le associazioni
disciplinari e professionali della scuola, autorevoli
rappresentanti del mondo della cultura e della ricerca. Si
configura come “un felice incontro tra tradizione e
innovazione”, privilegiando la qualità, come raccomandato
dall’OCSE.
Tale impostazione emerge nel Piano programmatico (di cui
all’art. 64 del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112
convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133), nei
Regolamenti, così pure nelle Indicazioni Nazionali per gli
OSA dei Licei e le linee guida per gli Istituti Tecnici e
Professionali . Si chiama in causa la piena valorizzazione
di tutti gli aspetti del lavoro scolastico: lo studio delle
discipline in una prospettiva sistematica, storica e
critica; la pratica dei metodi d’indagine propri dei diversi
ambiti disciplinari; l’uso degli strumenti multimediali.
Cafa

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